Il termine psicosomatico deriva dal greco: psiche ( anima ) e soma ( corpo ) e indica un assieme, un’unione tra l’anima e il corpo e il corpo con l’anima al suo interno.
Un’anima inascoltata nell’esprimere il proprio malessere, può “costringere”il corpo a farsi carico, ad essere luogo di rappresentazione dell’istanza d’ascolto dell’anima. Come nel teatro del sogno, onirico, da forma e narrazione al disagio interiore, nel teatro del corpo lo rappresenta nel corpo e con il corpo.
Giorgio: credevo che trattenere le emozioni, non renderle visibili, fosse il mio punto di forza, un aspetto fico di me, ammirato. Non avevo calcolato il prezzo da pagare. Stavo diventando arido, sentimentalmente arido e rinsecchito, come un deserto, un deserto emozionale. Poi le borse, le borse sotto gli occhi, evidenti, che non passavano, non si svuotavano, stagnanti. Mai avrei immaginato che fossero bacini di raccolta, lacrime trattenute che stavano tracimando. Mi sono lasciato andare al pianto e si sono prosciugate.
Alfredo: Sa io lavoro otto ore al giorno, poi la notte faccio gli straordinari: lavoro sui denti, li sfrego, li limo, un lavoro che mi sembra si chiami bruxismo, poi al mattino quando mi sveglio, mi trovo con un dolore alle
mascelle e ai muscoli della testa. Mi hanno consigliato di rilassarmi, un bite, ma io vorrei risolverlo il problema non soluzioni momentanee che possono essere utili ma non risolutive. Desidererei, come dice lei,ascoltare e dare voce e parola a “ quello che fa gli straordinari “, sentire la sua storia, perché si affanna così tanto con i miei denti, che progetto ha se ne ha uno, perché se la prende con i denti e non con altre parti del corpo, vorrei dagli e darmi questa possibilità e sono curioso di vedere dove mi porta.
Laura: mi trovo sempre sotto pressione, compressa e vorrei urlare, buttare fuori quello che preme e che viene ricacciato giù, tacitato, un: no, non mi va bene, mentre quello che esce è un rassegnato: sì, va bene. La rabbia, la rabbia preme … poi la pressione alta.
Roberto: mi sono sempre percepito come una persona forte, con principi ferrei, sicuro di me: Questa certezza mi ha sempre accompagnato, rocciosa, corposa. Poi la roccia, l’uomo tutto d’un pezzo ha cominciato a sgretolarsi, la rigidità silente che si fa sentire e la schiena che si blocca in una posizione ricurva, in avanti, inusuale per me, la posizione familiare è sempre stata quella dritta, da militare, fiera, dapersona forte. Se provo a raddrizzarmi sento dolore, un dolore lancinante che mi obbliga in quella posizione. Consulto dei specialisti e curano la schiena che nonostante le cure rimane arroccata sulla sua posizione. Un timido accenno: potrebbe essere un problema psicosomatico, mi crea caos poi speranza, curiosità. Ora sto scoprendo una dimensione che non conoscevo, qualcosa è cambiato in me e dentro di me. Mi sento più morbido, possibilista, aperto. Da inflessibile, rigido ora mi sento flessibile e la schiena con me.
Luca: non avrei mai pensato che dentro di me si trovasse un Luca passionale, che esistesse in me un’anima ardente. Mi sono sempre considerato e manifestato freddo, razionale, di testa … poi quella parte non considerata, avvilita e calpestata si è ribellata, ha manifestato il suo diritto ad uno spazio. Ho trovato con mia sorpresa un Luca ardente che pensavo non mi appartenesse, sempre rinnegato: non era da Luca essere ardente e passionale, il Luca era freddo, privo di passione, poi … l’orticaria mi ha svelato e fatto emergere l’inascoltato.
Andrea: ho sempre negato di avere paura, anzi davo agli altri l’impressione di essere una persona forte, sicura, senza paura: poi le diarree sono venute a disturbare l’immagine affidabile e conosciuta. La tacitavo con i farmaci e loro si ripresentavano e con loro la paura di non contenerle, di essere preso in giro, di essere considerato un cacasotto. Ora ho preso contatto con questa parte fifona, che negavo, che rinnegavo, che non volevo sentirla come qualcosa che mi apparteneva e la diarrea eseguito il suo compito se ne è andata.
Psicologo Psicoterapeuta
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